Una storia di libri e di cura

Invito alla lettura di Irene Vallejo, El infinito en un junco: La invención de los libros en el mundo antiguo, Madrid, Siruela, 2019 (Papyrus. L’infinito in un giunco. La grande avventura del libro nel mondo antico, trad. it. di Monica Bedana, Milano, Bompiani, 2021)

***

Se Marziale venisse a casa mia, constata Irene Vallejo, i libri stampati sarebbero fra i pochi oggetti che riconoscerebbe e che saprebbe utilizzare: “Quanto maggiore è il numero di anni in cui un oggetto o un’abitudine ci accompagnano, più essi hanno un futuro”.

***

Papyrus racconta la storia della congiunzione astrale di esigenze collettive, innovazioni tecnologiche, decisioni politiche, vicende militari, comportamenti individuali ed eventi fortunati, che ha propiziato il passaggio dalla cultura orale alla cultura scritta e il successivo il tramandamento attraverso i secoli di un insieme di opere e frammenti cosiddetti classici.

Furono necessarie visioni politico-strategiche a cui fossero funzionali la comprensione dell’altro e del mondo, e quindi la raccolta, la trascrizione, l’archiviazione e la diffusione della conoscenza. “Di norma prevalgono l’oblio, la sparizione del lascito delle parole, lo sciovinismo e le barriere linguistiche. Grazie ad Alessandria siamo diventati estremamente singolari: traduttori, cosmopoliti e carichi di memoria”. “In queste aspirazioni riveniamo i precedenti del grande sogno europeo di una cittadinanza universale”.

Fu necessario ideare una scrittura pratica; un supporto resistente, ma portabile; una rilegatura atta a preservare l’integrità dell’opera e ad agevolare la lettura. Fu necessario innescare un circolo virtuoso fra produzione dei manoscritti, creazione di biblioteche organizzate e accessibili, diffusione dell’alfabetizzazione. Fu necessario il lavoro di emissari regi e spie, di scribi e schiavi, di bibliotecari, venditori ambulanti e librai, di maestri e allievi. Fu necessaria la passione dei lettori e la devozione dei copisti. E fu necessario molto più di un pizzico di fortuna per contrastare l’azione distruttiva di agenti atmosferici, insetti, cataclismi e della mano dell’uomo.

Papyrus dà voce alla coralità dei protagonisti della storia del libro nel mondo antico, ma – anche sotto l’influsso delle vicende personali dell’autrice – accentua soprattutto l’aspetto della cura. Nelle pagine finali del libro Irene Vallejo ricorda: “Mio nonno voleva impedire che si producesse il male evitabile … Voleva correggere e porre rimedio al caos. Dopo aver neutralizzato la minaccia della proditoria buccia di banana abbandonata sul marciapiede, mi diceva: “Vedi? Il bene non si nota. Qualcuno eviterà di scivolare qui, di cadere e di rompersi una gamba. Ma non ne sarà mai consapevole””.

Di qui l’omaggio dell’autrice agli anonimi salvatori di libri, per i quali – ieri come oggi – leggere, scrivere, conservare, catalogare e diffondere rappresentano attività di lotta al caos e di creazione di rifugi protetti, collettivi e personali.

***

Irene Vallejo ha la dote di avvicinarci il mondo antico, grazie alle “ricostruzioni” di scene di vita quotidiana; grazie alle traduzioni e trasposizioni rese in una lingua attuale e in uno stile piano, lontano da paludamenti ottocenteschi; grazie soprattutto ai continui accostamenti fra ieri e oggi, come per esempio tra Antifonte (che nel suo “studio” vicino alla piazza di Corinto sanava le angosce delle persone facendo loro domande, risalendo alle cause e rincuorandoli con le sue parole) e Viktor Frankl (neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, prigioniero ad Auschwitz e Dachau, fondatore dell’analisi esistenziale e della logoterapia, che elaborò un metodo analogo per curare le sofferenze psicologiche dei sopravvissuti ai campi di concentramento).

***

Papyrus è una lettura affascinante anche perché guarda il mondo antico da prospettive non del tutto usuali. Il punto di vista di Irene Vallejo è quello dell’universalismo (della “globalizzazione) ellenistico prima e romano poi; degli autori greci che hanno dato voce ai vinti (Eschilo ne I persiani, Euripide ne Le troiane, Erodoto nelle Storie…); della condizione femminile (dall’indagine su scolarizzazione e alfabetizzazione di bambine e donne, all’emblematicità del coro femminile nella Medea di Euripide…) e delle tracce delle autrici antiche (Saffo, Ipazia, le tante scrittrici di cui ci è pervenuto solo il nome…); della provincia spagnola (da Marziale all’odissea del fan di Tito Livio per vedere da vicino, a Roma, il suo idolo…); della strategicità della catalogazione dei testi nelle biblioteche per rendere la conoscenza effettivamente accessibile (fin dalle Pinakes di Callimaco, primo catalogo bibliotecario…); del ruolo silenzioso, ma determinante per la trasmissione dei testi antichi, che hanno avuto gli esercizi di dettatura e copiatura degli alunni greci e romani (Omero, i tragediografi…); della strategia romana di assorbimento, emulazione, rielaborazione e superamento di generi e autori greci, visti come modello di riferimento (le biblioteche romane solevano essere divise, anche architettonicamente, in due metà equivalenti, dedicate rispettivamente ai testi greci e latini…).

***

Infine, nelle prime pagine del libro Irene Vallejo ci invita a un esercizio. Parlando del passaggio dall’oralità alla scrittura – dal medium aereo, transitorio, a un medium solido, persistente -, l’autrice riflette sulle conseguenze del cambio di mezzo trasmissivo. Leggere implica la possibilità di regolare la velocità in base alle personali esigenze di comprensione, di rivisitare ad libitum i passi più ostici o interessanti e di rielaborarli: per l’autore ciò significa poter affrontare temi più astratti ed elaborare una struttura sintattica più complessa per esporli. Veicolare idee attraverso media persistenti alza una barriera contro l’oblio, ma costringe anche a fissare una versione della narrazione, ostacolandone le variantature; per converso, permette di organizzare e rendere ricercabile il sapere, e di agevolare anche la diffusione di idee non mainstream…

Sono pagine molto interessanti, che ci stimolano ad applicare lo stesso metodo di indagine ai mezzi di comunicazione digitale, fatti di “plastica e luce”.

Lascia un commento