Come migliorare l’efficacia della formazione aziendale

Dal viaggio del cliente al viaggio del discente: spunti per migliorare l’efficacia della formazione aziendale

Invito alla lettura di Massimiliano Fiorelli, e-Learning Design: Progettare la formazione digitale con il mindset del Designer, 2021


In tempi così dinamici, l’idea che la formazione non possa che essere continua dovrebbe essere assodata.

In ambito aziendale la formazione mira non solo a generare conoscenza su domini nuovi, ma anche e soprattutto a modificare percezioni e azioni delle persone in modo tale da mettere in pratica le visioni strategiche.

Il compito della formazione aziendale è triplice: generare conoscenza teorica, supportare le persone a tradurre nella pratica quanto appreso e aiutare l’azienda a misurare non solo l’esito formativo, ma anche se tale esito ha prodotto i risultati strategici prefissati.

Sulla base di questa premessa non stupisce che Massimiliano Fiorelli inviti il formatore a considerare l’azienda committente e le persone discenti come “clienti”, e il percorso formativo come il “prodotto” che va progettato e distribuito su misura per il cliente, per risolverne i problemi o soddisfarne le esigenze, strategiche, informative e operative, accompagnandolo lungo un “viaggio” simile al customer journey.

In quest’ottica, per essere efficace, la formazione va anzitutto co-progettata con l’azienda (visione strategica, pre-conoscenze, conoscenza da generare, obiettivi operativi, ecc.), resa misurabile, misurata e migliorata in modo ciclico… al pari di ogni altro prodotto/servizio.

Il ruolo del formatore si allontana da quello tradizionale dell’insegnante e si avvicina a quello del designer che, per confezionare un prodotto efficace, deve avere un approccio interdisciplinare che integri, per esempio, competenze relative alle neuroscienze, al metodo Agile, allo storytelling, all’approccio costruttivista all’apprendimento, alla progettazione di esperienze utente e interfacce, alle piattaforme tecnologiche di e-learning e non solo, ecc.

In realtà, l’efficacia di un percorso formativo, la sua idoneità a essere vissuto come un’esperienza (suscitando motivazione, attenzione e coinvolgimento nel discente), è propiziata da un insieme di fattori.

In primo luogo dai contenuti.

Come per il cliente, anche per il discente il contenuto deve essere rilevante in relazione alla situazione in cui si trova. Come sottolinea Massimiliano Fiorelli i contenuti sono classificabili in tipi, ognuno dei quali adeguato a soddisfare un’esigenza data:

  • I macro-learning contents generano conoscenza su domini nuovi
  • I micro-learning contents approfondiscono temi specifici
  • Gli snackable learning contents sono “bocconcini” informativi che, pubblicati su social network e/o blog, richiedono pochi secondi di attenzione, possono essere immediatamente spendibili nella pratica e rinsaldano l’idea della continuità del processo di apprendimento.

Per favorirne l’assimilazione, è opportuno che i contenuti abbiano determinate caratteristiche strutturali:

  • Che siano correlati alle pre-conoscenze dei discenti
  • Che scompongano temi complessi in moduli informativi elementari e in sé conchiusi (“chucks”)
  • Che schematizzino le informazioni presenti in ogni chuck
  • Che suggeriscano come tradurre la teoria in pratica nello specifico contesto operativo dei discenti.

Il racconto orale è più efficace di quello scritto e, come ci ha insegnato Alexander von Humboldt ai primi dell’Ottocento, la rappresentazione grafica delle informazioni è generatrice di conoscenza, perché permette di cogliere a colpo d’occhio le relazioni fra gli elementi in gioco. Per attivare meccanismi di rinforzo, Massimiliano Fiorelli suggerisce quindi di sincronizzare preferibilmente audio e grafica, anziché testo e grafica.

In secondo luogo è la forma a influenzare l’efficacia.

Oltre a raccomandare l’integrazione fra didattica digitale sincrona (in cui formatore e discenti sono compresenti online) e asincrona (in cui i discenti svolgono attività digitali per proprio conto e possono interagire non in tempo reale con il formatore e con i colleghi), Massimiliano Fiorelli evidenzia alcuni aspetti metodologici non scontati.

  • Il percorso formativo va progettato ed erogato per accompagnare il discente lungo un viaggio che dal conoscere lo porti al creare, passando per il comprendere, l’applicare, l’analizzare, il sintetizzare e il valutare.
  • In base all’approccio costruttivista, il conoscere non viene prima del fare, ma avviene (anche) attraverso il fare (il gioco) e la sua metabolizzazione interna, secondo un processo iterativo.
  • Ogni persona è caratterizzata da un diverso tipo di mix di tipi di intelligenza (logico-matematica, musicale, corporeo-cinestetica, visivo-spaziale, interpresonale/intrapersonale), che ne induce la risposta più o meno positiva a un dato metodo didattico.
  • Il “flow”, il flusso di apprendimento ideale è, per ogni discente, un personalissimo equilibrismo tra ansia e noia.
  • I momenti di valutazione/auto-valutazione sono importanti anche come occasioni di imparare attraverso gli errori.

Il tempo è il terzo fattore che indice sull’efficacia della formazione.

Massimiliano Fiorelli dedica pagine particolarmente interessanti alla riproposizione delle informazioni in tempi e contesti differenti, ovvero alla ripetizione spaziata come strumento per prevenire il decadimento della memoria. Ecco un esempio:

  • Durante la lezione, riassumere i concetti chiave e rispondere a quesiti dei discenti
  • Il giorno dopo la lezione, inviare una e-mail ai discenti in cui sintetizzare la lezione e proporre link di approfondimento (es. guida a come mettere in pratica quanto appreso nel proprio contesto lavorativo)
  • La settimana seguente, suggerire attività atte a rinfrescare la memoria (es. un quiz sui temi della lezione)
  • Successivamente, stimolare (es. attraverso l’uso dei social network o di applicazioni affini) il confronto fra i discenti, l’applicazione pratica di quanto appreso e il dibattito sui problemi derivanti.

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